"... la pittura di Buci Sopelsa è come lei: frenetica e pur meditata, ispida e insieme dolcissima, tesa al diapason ma anche lucidissima, eccentrica, cioè fuorisquadra, addirittura convulsa, parossistica e poi, a ben vedere, netta e precisa come il filo di un coltello. Dà l'impressione di uscire dall'ordito, di volgersi sprezzantemente verso l'utopia: senonchè eccola ritrarsi in se stessa, addirittura farsi introspettiva, persino pudica.
E' una pittura ( si ricordi: parliamo della pittura) che lievita, anzi ribolle, tutta schiumante. Esce talvolta dalla superficie, si fa essa stessa materia rude; magari si ripiega in se stessa, pateticamente abbandonata ai suoi sogni."
"... Tutto nella pittura di Buci, è scardinato: non prevale un incipit perché ogni segno, ogni macchia ricomincia daccapo. Qui sta il suo fascino. L'occhio cerca di sceverare le matrici stilistiche ( ci sono, ci saranno, in passato le anche elencate, ma sfuggono via come in un nastro magnetico che corre velocemente); la mente si sforza di far ordine, di intuire un nucleo centrale. Non esiste: tutto è frammento, e ogni frammento contiene un minimo di verità."
"... si capisce che tutto quel che ha dipinto Buci non è che l'emblema di una condizione esistenziale: l'occhio isolato nel contesto del volto, l'uomo che viene calpestato, il fiore, il cuore, persino la sbarra di legno intrisa di rosso, la carta di giornale che si piega e ingiallisce, la gabbia, il cane accucciato, lo specchio rotto, la scarpa sul pavimento, le spine del Cristo .Come non capire che la pittura diventa il campo magnetico su cui scorrono, convulsamente, le vicende del mondo? Come non capire che la "reductio ad unum", di rinascimentale nostalgia, può essere appena intuita nella trasposizione del pensiero pittorico? I quadri sono lacerti, piccoli frammenti di un mondo che si è disgregato. Eppure la qualità dell'arte, quel "valore" che tanto vanamente si cerca, appare all'improvviso dove meno lo si aspettava. E' il segno appunto, di una "verità biologica" che nasce dal di dentro, dal Dna dell'artista."
Paolo Rizzi